Sono nata a Gorizia il 10. 9. 1960 e, con la mia famiglia, risiedo a S. Pier d'Isonzo in provincia di Gorizia. Sono professore associato di storia economica presso l’Università di Trieste e insegno storia del lavoro e storia d’impresa. Faccio parte dei consigli di amministrazione dell’Università di Trieste e del Consorzio Culturale del Monfalconese.
A San Pier d’Isonzo sono stata prima consigliera comunale e poi assessore alla cultura e, nel 2006, dopo che, per la prima volta, una maggioranza di centro-destra aveva vinto le elezioni nel mio paese, mi sono iscritta al PDS, per uscirne subito dopo, con l’adesione a Sinistra Democratica. Ho partecipato a tutto il percorso che ha portato alla nascita e al consolidamento di Sinistra Ecologia e Libertà e sono la coordinatrice del partito nella provincia di Gorizia.
E’ difficile sintetizzare in poche righe quelli che sono gli obiettivi e le proposte che animano una candidatura. Ho deciso di mettere a disposizione della mia regione il mio impegno e le mie competenze innanzi tutto perché sto assistendo alla distruzione del sistema di istruzione pubblica del nostro Paese, un sistema che considero elemento fondamentale della vita democratica e motore di ogni possibile iniziativa di cambiamento. Non si cambia un Paese umiliando le sue scuole e le sue università, costringendole a un’agonia prolungata, senza prospettiva. Pur non essendo un’economista, (sono una storica), ho abbastanza dimestichezza con le questioni economiche e del lavoro per riconoscere quanto di demagogico e di ideologico sta nei propositi della cosiddetta Agenda Monti. Non è possibile parlare di futuro continuando a tagliare diritti, non è possibile parlare di Europa se le uniche voci che si ascoltano sono quelle delle banche. Noi lavoriamo per trovare altre strade, per uscire dalla crisi con più istruzione, più lavoro, più ambiente e più welfare. Lo possiamo fare, possiamo battere non solo il governo delle destre, ma le politiche di destra. C’è, naturalmente, bisogno dell’impegno di tutti e io credo che in politica ci si debba impegnare, non si debba “salire” in politica. Si sale, invece, al potere e si tratta di un’altra cosa.
In democrazia tutti partecipano direttamente o indirettamente alle decisioni e ogni decisione viene presa a maggioranza dopo una libera discussione. Il voto è uno strumento, non l’unico, per partecipare “indirettamente” alla vita del proprio Paese. Certo, se il voto fosse accompagnato da un impegno costante al ragionamento e al confronto da parte dei votati e dei votanti, avremmo fatto uno o più passi avanti nella trasformazione della democrazia politica in democrazia sociale e migliorato le condizioni di vita di tutti quanti. Questo è il nostro obiettivo: fare comunità e tener conto delle esigenze dei più deboli per costruire futuro per cambiare il nostro orizzonte, con il voto e dopo il voto. Perché è il cambiamento ad essere, qui ed ora, la partita veramente “utile”, necessaria, che ci mette in gioco.
La realtà quotidiana, fatta di tante persone che perdono il lavoro, di ragazzi e ragazze che il lavoro non possono perderlo perché non ce l’hanno mai avuto e di pensionati e pensionate che non arrivano alla quarta settimana, stride con notizie di cene luculliane, rimborsi milionari e continui episodi di malapolitica. Per questo si fa sempre più urgente la necessità di dare il giusto spazio alla collettività e ridefinire la libertà individuale partendo dall’impegno collettivo. La politica deve ritrovare il suo spazio. Sinistra Ecologia e Libertà è nata controcorrente cioè come portatore di buona politica, di una riforma della politica. Proponiamo un programma che affronta in modo non occasionale le principali questioni economiche, ambientali, sociali, rispondendo alla quotidianità della vita delle persone; abbiamo una concezione attiva e partecipata della democrazia, fatta di pratiche che favoriscono l’espressione e la capacità d’intervento delle persone e dei soggetti sociali e non solo delle lobbies e dei poteri forti.
Le nostre priorità:
Lavoro e Ambiente: Mai più barattare la salute per il lavoro: servono 50 miliardi di euro da investire per creare nuova occupazione. In questi anni invece si è imboccata la strada contraria, verso l’ambiente come verso il lavoro, riducendo diritti sociali, occupazione, in particolar modo giovanile e femminile, retribuzioni. Noi proponiamo un Piano Verde per il lavoro che crei occupazione buona e qualificata, con investimenti pubblici capaci di stimolare quelli privati per la messa in sicurezza del territorio, delle scuole, per l’efficientamento energetico degli immobili, per la cura del nostro paesaggio e la riqualificazione urbana delle città.
Formazione: Nella classifica OCSE sugli investimenti e sullo stato di salute del sistema della Formazione nei paesi più industrializzati nel mondo, l’Italia occupa le ultime posizioni. Siamo penultimi, al 31° posto su 32. Nella scuola che vogliamo il tempo pieno è garantito a tutti. Abbiamo urgenza di abbattere la dispersione scolastica che in alcune aree del paese supera il 20%. E abbiamo bisogno di scuole pubbliche di qualità in tutto il territorio nazionale, che operino in reale autonomia. Attraverso il taglio delle spese per l’acquisto degli inutili aerei da guerra F 35 possiamo recuperare risorse da investire in un forte programma di edilizia scolastica in tutto il territorio nazionale che rinnovi le strutture e le adegui alla normativa antisismica, le doti di connettività, di laboratori e degli altri strumenti necessari.
Università e ricerca devono essere considerati beni pubblici essenziali, Occorre ripristinare un livello minimo e certo di finanziamento dell’università e della ricerca. Il finanziamento ordinario, di lungo termine, deve essere utilizzato per il funzionamento delle strutture, la ricerca, i servizi essenziali per gli studenti. Nell’immediato è necessario eliminare il blocco del turnover, recentemente inasprito dalla spending review.
Diritti: L’Italia è un paese in cui c’è il “problema” degli omosessuali, il “problema” delle coppie non sposate, il “problema” del fine vita, il “problema” della procreazione assistita. Vogliamo sostituire la parola problema con libertà. Vogliamo un paese in cui i diritti siano interi e non dimezzati dai pregiudizi. Vogliamo abolire la pessima legge Bossi-Fini e le leggi successive che hanno peggiorato sempre più la condizione dei migranti, violando fondamentali diritti umani, come quello che ha istituito il reato di clandestinità. Vogliamo abolire i Cie e che sia scritta la legge sui diritti di asilo, attuando in tal modo l’articolo 10 della Costituzione. Vogliamo che i bambini migranti nati in Italia divengano cittadini italiani e che siano più brevi i tempi per l’ottenimento della cittadinanza. Vogliamo sconfiggere la cultura xenofoba e razzista.
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